Venturi Ricardo Aleodor
Il titolo di questa opera riporta nella mente dello spettatore a un mondo infantile, fatto di filastrocche e fiabe, ma anche di grammatica e di studio. Questo lavoro nasce proprio da questa dimensione libera, naturale e istintiva come un bambino che si approccia al mondo e nel medesimo tempo lo analizza, lo assorbe, si mescola con esso, cercando sempre più obbiettivi e trasformandosi quotidianamente. Il Mare non cerca Mere1 (purezza, semplicità, qualcosa di non mescolato), ma cerca Mire (obbiettivi, scopi, disegni, aspirazioni, intenzioni). Quest’opera proprio come una filastrocca o un’onda che sta per scagliarsi verso lo spettatore cerca di riportare a un mondo che stiamo perdendo, più selvaggio, ma anche più naturale, una dimensione originaria che l’uomo attraverso le sue manipolazioni e interventi sta per cancellare. La sensazione è quella di entrare in una stanza e ritrovarsi al centro del mare, dove la linea dell’orizzonte è data da un’onda agitata e che sembra catturare l’attenzione e il punto di vista dello spettatore. Mare verde vescica. Spuma giallo di Napoli. Le siringhe trovate e utilizzate per realizzare il dipinto si pongono su una base in plexiglass, un non-altare o forse un “ombra invisibile” che prende le stesse dimensioni del dipinto a esaltazione di una tecnica che diventa riflessione e concetto dell’opera stessa. Oggetti creati dall’artista o dal mare? È proprio questa la domanda che vuole porre l’artista, sottolineando la sottile intesa tra opera trovata e opera realizzata. 1.Mere: parola spesso utilizzata da Giacomo Leopardi associata ad altri termini poetici, come per esempio: “Mere illusioni” o “Mere speranze”. Troviamo una contaminazione nel momento in cui lasciamo vivere degli oggetti all’interno del mare. Questa contaminazione avviene anche quando l’uomo è dentro di esso. La stessa sensazione che si potrebbe provare essendo fisicamente in una piscina al coperto, ma con un pensiero rivolto alla spiaggia. Pensieri contaminati. Oggetti mutati.
La ricerca di Ricardo Aleodor Venturi coinvolge diversi media, dall’incisione, al disegno, alla pittura, alla scultura, mischiandoli fino a far perdere loro ogni riferimento, ogni categoria. L’interesse è rivolto a una realtà che si trasforma ogni giorno, dove l’uomo simula, misura e amplifica il mondo che lo circonda. L’opera vive nelle sue belle fole fatte di geometrie perfette e forme precise che richiamano i disegni infantili, dove la sintesi permette il massimo della comunicazione. Ricerca tra le impalcature che costruiscono un volto, o le strade che formano la corteccia di un albero, la fragilità di fronte al cambiamento. Mischiando e mescolando l’attività umana con la quotidianità della natura tenta un dialogo impossibile in cui la realtà diventa una visione costruita, ferma, stabile contraria al continuo susseguirsi delle mode, ma soprattutto opposta sostenitrice della velocità. Ogni immagine sembra richiamare alla solidità, un elogio rivolto alla lentezza di una linea più che alla rapidità di un punto.
Siringhe e acrilico su tela e plexiglass
Tavola di legno e plexiglass
80 x 40 x 40 cm