Quartucci Davide
Sul nostro pianeta ci sono esseri chiamati uomini. Tendono per natura ad aggregarsi con altri individui e a costruirsi in società. Sono Persone, sono esseri fragili. Pensano, usano l’immaginazione e provano sentimenti. Nascono per poi morire. E’ l’uomo e la sua umanità. Vengono al mondo come esseri primitivi, primordiali, in cui tutto è nuovo e tutto è stupore ai loro occhi. Nella crescita questo mondo si sgretola e una volta adulti sovente lo perdono. Quell’essere innocente privo di giudizi è ormai un vecchio ricordo. La frenesia, l’egoismo e l’avidità subentrano nell’uomo, facendogli perdere le piccole grandi cose della vita, i valori e la bellezza che lo circonda. Non gioca più, non riconosce più quel mondo bambinesco, eppure è la stessa Persona di quell’età ormai perduta. Arrivati all’età della consapevolezza, della vecchiaia, le cose si fanno nitide. Riconoscersi Persone, esseri finiti, ammirando un formicaio al lavoro. Le formiche in movimento a costruire il loro mondo; l’anziano, un uomo cupo, ripiegato su sé stesso, in posizione da gioco tipica del bambino, fermo, proprio come in questa fase della vita, assapora quegli istanti aspettando l’imminente morte. Eppure tutto questo è così pieno di vita e dona una serenità consapevole della realtà. Rivediamo in lui quel bambino che giocava con le formiche. Prima con la curiosità e ingenuità, ora con consapevolezza le osserva. Questi netti contrasti di fra la vita e la morte, tra i colori scargianti e la consapevolezza dell’oscurità della fine, racchiudono occhi senza una netta identità.
L’uomo e la sua umanità. Il ritorno a mondi dell’infanzia,ai suoi colori, ai suoi elementi, in contrasto con la consapevolezza della vita e dei suoi processi, danno vita ad esseri demenziali inebriati di malinconia e di morte. Bambini troppo adulti per essere considerati innocenti, adulti troppo bambini per essere presi con serietà. Uomini che cercano la propria innocenza uccidendo fiori strappandoli, osservando il mondo con finti occhi primordiali, avendo rapporti sessuali con pecore come se fosse solamente un’esperienza “inspiegabilmente” piacevole, come se non avessero mai conosciuto il sesso. Tutto ciò viene affrontato con un’ibrida impronta fatta di demenzialismo ed esistenzialismo.
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