Paredes Romero Brandon Alexis
Utopie di bellezza Futuro sottoterra Il concetto di utopia così come si percepisce generalmente, è relazionato a un posto o un futuro ideale. Ma se partissimo dal punto che per creare un possibile futuro migliore dobbiamo invece iniziare a conoscere e analizzare il tempo passato? Con questa riflessione è concettualizzata la mia opera. Tecnicamente l’immagine è composta dalla stessa fotografia duplicata e collocata in contrapposizione; è stata scattata nelle “Grutas de la Estrella” (grotte della stella) situate a sud dello Stato del Messico, regione in cui abitavo. In Messico si adora una figura conosciuta internazionalmente come la “Virgen de Guadalupe” in cui è racchiuso simbolo del trionfo della cristianizzazione sulla fede dei popoli indigeni, residenti del territorio conosciuto come “La Nuova Spagna” durante il XVI secolo. È importante però sapere che, prima della conquista spagnola, i messicani credevano (tra i tanti dei), in “Tonantzin Coatlicue”, dea mexica che rappresentava la fertilità e il ciclo di “vita e morte”. Secondo le cronache veniva celebrata lo stesso 12 dicembre (giorno della Nostra Signora di Guadalupe) e nel medesimo luogo, il “Cerro del Tepeyac”. È curioso il fatto che le due rappresentazioni religione si somiglino; da questo sorge quindi un dubbio: erano i popoli indigeni a essere stati ingannati dagli spagnoli a credere nella figura della Vergine assomigliante a Tonantzin, oppure erano gli spagnoli ad essere stati raggirati dagli indigeni, facendogli credere che accettavano una Vergine imposta dalla chiesa cattolica, ringraziando invece di nascosto la loro dea come avevano sempre fatto fino a quel tempo? Le conclusioni degli storici differiscono, ma la misticità di questa immagine perdura. La mia opera rappresenta l’immagine della dea Coatlicue immortalata sotto terra. Mi piace pensare che nel sotterraneo si trova il futuro. Possiamo immaginare questo sottostrato come un luogo dove è presente tutto quello che lassù viene rifiutato, che vaga o non si adatta, un posto dove tutto quello che non deve essere visto esiste, uno spazio dove la città nasconde la sua immoralità. Nelle zone naturali in cui tutto ha una funzione, ciò che si trova sotto terra è importante come ciò che sta sopra: questa unione indispensabile tra i due piani è secondo me simbolo di bellezza in quanto il sopra non esisterebbe senza il sotto, è proprio lì che possiamo incontrare la bellezza più difficile da riconoscere, è lì il nostro diamante grezzo. L’idea di utopia che propongo non è quella di rivivere vecchie abitudini come una malattia nostalgica in cui noi crediamo che il tempo passato fu migliore, bensì quella di pensare che se le utopie portano a qualcosa, probabilmente ci guidano a creare una pluralità di pensiero dove le voci sono orizzontali e tutti i mondi possibili possono coesistere in armonia.
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