Tocco Dorotea
La bellezza perpetua è un falso mito, siamo tutte condannate a sfiorire con sofferenza. Attualmente l’estetica ha ancora un’importanza primaria, le donne vengono spesso declassate a moglie trofeo o conquista, viene assimilata l’ossessione dell’apparenza come unico potere femminile, unica qualità necessaria. Che si possieda questa dote o meno, l’unica certezza è che le donne vengano etichettate come streghe, nel primo caso per un motivo e nel secondo per un altro. Mostri e femminile hanno uno stretto rapporto secolare costellato di megere, sirene, succubi, arpie, erinni, e non è certamente un caso. Nell’opera prende ampio spazio quella che potrebbe essere una moderna strega senza vergogna, come porta tatuato in petto. Nel divano si trova un’altra donna, non di carne, ma di plastica, mero prodotto sessuale ma non più oggettivizzato della versione reale. Nel suo “antro” l’anziana è paradossalmente l’unica creatura che vive, tutto il bestiario che la circonda è morto o fittizio.
Nella mia ricerca desidero prendere in esame il perverso e l’abietto normalizzandoli, dando spazio ad un’estetica punk, allo sporco, all’erotismo, miro a contestare un’estetica ed un comportamento convenzionale a cui siamo sottoposti giornalmente e di cui siamo quasi tutti vittime. Nel particolare cerco di descrivere ciò che conosco, quindi il femminile è un elemento che prende il sopravvento, analizzato in situazioni apparentemente abiette e degradanti, ma che potrebbero (forse dovrebbero) essere considerate normali. Il corpo è un elemento a cui presto molta attenzione, esponendolo cerco di accentuare l’importanza dei suoi “difetti” aiutando a descrivere una storia ed un personaggio. In un modo analogo analizzo la sessualità nelle sue sfaccettature più estrose, accennando a pratiche feticiste e kinky, liberando la sessualità da eventuali dogmi, esorcizzando la paura del desiderio.
Olio e pastelli a olio
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