Utopie di Bellezza

Runa

Artista

Cappelletti Chiara

Concept

Diavata – Salonicco Campo profughi A RUNA Ho gli occhi tuoi stampati dentro. Un’incisione di fuoco e cemento. Si può scolpire uno sguardo dentro i sonni e le memorie astratte di un’altra persona? Come nel ricordo del mare, come nel riparo in un ricordo di vento e pace e distacco. Come la sensazione di toccare e respirare il profumo dell’acqua quando si è troppo affaticati dalla terra e dalla strada. Chiudo gli occhi, apro la bocca. L’aria attraversa le vie respiratorie e arriva improvvisa l’immagine, il pittogramma del tuo nome, le gole profonde dei tuoi occhi. I pozzi e gli specchi dei tuoi anni riassunti nel testamento dei movimenti del tuo corpo minuto e goffo, a volte impietrito a volte completamente leggero all’aria sprizzante di risa e innocenza. Donne. Vietate a loro stesse. Vietate al mondo. Troppo brutale la razzia della tua infanzia e dei tuoi anni veloci che si sono triplicati in un solo attimo mentre, tu, eretta guardavi il martirio dei tuoi fiori mai nati. Con te che sei molto più grande di me. Che sei già anziana. Che i tuoi sogni hanno avuto, finché ti ho vista e tu, dubbiosa, hai appeso con forza le tue mani ai miei indumenti, l’amnesia e l’annerimento di frange di realtà totalitarie. Tu che non danzavi. Tu che non avevi memorie del sorriso. Anche i tuoi muscoli erano anestetizzati, quasi cancellati nell’anatomia. E la durezza ha concesso all’inibizione della dolcezza di poter saltare, di abbracciare e restare senza marmi sulla mia schiena con i perni nelle mie braccia. L’imitazione dei tuoi baci erano cosi inusuali e nuovi che sembravano una copia sbilenca dei miei. Tu che sei una donna più grande di me. Stai apprendendo la scrittura di un’altra lingua. Da sola, ma non più sola.

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60x90 cm