Mordenti Benedetta
L’opera, che prende ispirazione dal brano di Fabrizio De Andrè “Khorakhanè - A forza di essere vento” , vuole gettare attenzione sulla condizione dei senzatetto e del popolo rom: un popolo senza una vera casa e perciò esente da vincoli economici, sociali, politici morali; un popolo che abbandona le certezze del presente per una strada carica di futuro: per trovare una nuova casa conservando intatto il senso di precarietà del cammino; un popolo senza religione, che si adatta alle fedi delle terre che attraversa; un popolo che custodisce il senso delle cose che contano – e che conosce il valore del tenere con sé le cose preziose. I migranti di terre sono così paragonati a degli uccelli, che migrano continuamente senza mai fermarsi stabilmente in un luogo, sempre alla ricerca di quella sensazione di libertà che si ha ad essere cittadini del mondo.
Predilige l’uso della pittura materica ad olio e spatola su grandi dimensioni. Contamina le tele con stampe a monotipo, andando a unire il mondo della pittura a quello dell'incisione. Il suo lavoro si basa su temi a sfondo sociale, ponendo soprattutto l’attenzione sulla condizione di solitudine dei senzatetto. Nei suoi quadri il soggetto protagonista è quasi sempre assente, preferisce dipingere l'ambiente circostante al soggetto ponendo cosi una maggiore attenzione sul concetto di assenza/presenza. Tratta tematiche legate ai diritto umani e al ruolo del capitalismo ai giorni nostri. Vede l’arte come una condizione necessaria per attivare e innescare un cambiamento all’interno della società odierna.
Pittura ad olio e spatola
Tela
100 x 100 cm