Utopie di Bellezza

Ambrosia artemisiifolia L.

Artista

Boscaini Paola

Concept

Opera parte del progetto “Giardino”. Il periodo storico che stiamo attraversando ha posto in evidenza in modo sempre più chiaro la necessità di reimparare a relazionarci con il mondo che ci circonda. La civiltà occidentale ha storicamente scisso il concetto di cultura da quello di natura e posto quest’ultima al di sotto della prima. Al contrario però, tutt’altro che un substrato passivo e silenzioso, la natura è ancora un agente attivo e indissociabile dall’azione umana. Prendendo spunto dall’invito all’osservazione e alla sollecitazione dello Stupore che Gilles Clément ci pone, stupore che «consente di notare differenze minime nelle similarità, tracce di un inceppamento nelle serie ordinate, potenziali avvii di mutazioni nel normale che di ripete» è nato il progetto Giardino. Sono le piante vagabonde di cui ci parla Clément, le cosiddette erbacce, ad essere poste al centro di questi trittici in legno. Piante il cui vagabondaggio è strettamente collegato all’attività dell’uomo «che, nei suoi movimenti irrequieti, permette a diverse specie di attraversare i confini naturali e creare frammenti di biomi. Il vagabondaggio della vegetazione e il suo nomadismo creano nuove configurazioni spaziali, rimodellano i luoghi e fanno emergere la capacità inventiva e di adattamento di specie diverse che, trovandosi per la prima volta a contatto, creano associazioni libere e spontanee» (Livia Milani). È l’incolto di questa vegetazione ad essere raffigurato in questo trittico in legno che si presenta come una finestra sul mondo vegetale. Inserendosi nella sfera della cultura, in un oggetto di contemplazione proprio dell’umano, questo mondo vegetale solitamente ignorato e sradicato, chiede di essere guardato, osservato, visto. Inserire un elemento estraneo in un oggetto così fortemente connotato permette, a mio parere, far porre l’attenzione, riportando nella sfera del sacro, in quella sfera che definisce i nostri valori, il mondo che ci circonda.

Il concetto di “memoria” è stato il perno attorno al quale ha ruotato tutto il mio lavoro. Memoria che si configura come il mezzo attraverso il quale si consolida l’identità del sé. Memoria che rielabora, seleziona e leviga costantemente la materia del nostro passato, restituendocela nella forma di un aneddoto, di un’immagine, di una frase. Negli ultimi due anni la mia ricerca si è focalizzata sull’ abitare umano e sul rapporto che esso intrattiene con la memoria personale e collettiva, nonché con il territorio che lo ospita. A questa si è aggiunta, dopo aver lasciato la città di Firenze, una riflessione sulla nostalgia. Nostalgia per i luoghi, per le persone, per alcuni momenti che non torneranno più. La stanza e tutte le mie stanze passate sono diventate oggetto di indagine, in un’assidua ricerca di quel qualcosa che mi permetteva di affermare di averle abitate e, talvolta, di non abitarle più. Di quel qualcosa che nonostante tutto rimaneva, anche dopo che ci si era spostati.

Acrilico

tavola di legno

Dimensione

40 x 26 cm (aperto)