Utopie di Bellezza

Agave

Artista

Caramellino Gaia

Concept

Alcuni dicono che chi fotografa un dolore arriva a esorcizzarlo, come fosse un cappotto da scrollarsi di dosso. Al contrario, l’arte legittima un dolore. Reppresentarlo non lo sospende, è solo un modo inevitabile di comprenderlo, renderlo nitido e abitabile, trovandogli un posto in cui restare. Ci interessano molte cose che non importano a nessuno. Ci consola il fatto che ci siano e ci diciamo che forse sono lì perché importano a noi. Mi parla di sua moglie, di un amore perduto anni fa. La vedo ballare sulle sue palpebre quando le socchiude. La sua casa è l’elenco delle vite che non ha saputo lasciarsi andare. La mia sarà simile. Ho pensato. Museo distorto da un affetto che dona importanza a ciò che ha la consistenza di un soffio. A volte, mentre disegnava, mi coprivo il viso come se sentissi che qualcuno potesse rubarmi la pelle. Vedi qualcosa? Senso di colpa. Rispondeva Quando gli dissi che sarei partita, piansi in un modo così naturale. Pianse anche lui, ma non capii perché. Se per quello che lasciavo o per tutto quello che non sapevo trovare. Tenne fra le dita le lacrime come fossero un tempo perduto, aprì tutte le finestre anche se fuori tirava vento e, pensieroso, posò sul tavolo del latte che poi si dimenticò di bere. Decisi di andarmene prima che rincasasse. Penso lui lo sapesse e per questo tardò a tornare. È una condanna dolce l’incapacità di lasciar andare. Chiudendo la porta mi chiesi se un ricordo è qualcosa che hai o solo qualcosa che hai perduto. E per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentii placare.

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