Chebac Romeo Marian
Consapevole del fatto che l’arte non può sottrarsi alla storia e deve confrontarsi con essa per progredire, l’artista prende in esame le scoperte del’ 900 in ambito scientifico, fisico, filosofico e artistico, sviluppando uno studio incentrato sulla rappresentazione della quarta dimensione. Spazio e tempo, studiati fin dall’antichità, sono nozioni che sono state sempre pensate singolarmente, però non sono concetti indipendenti, ma due aspetti di una realtà più ampia. La struttura e la forma geometrica presente in questo lavoro, crea la percezione di uno spazio immaginario, che si avvicina alle teorie della fisica quantistica, dove tutto è in movimento, un flusso continuo. Le pennellate, che ricoprono quasi interamente la superficie dell’opera, esprimono la quarta dimensione: quella del tempo, sia in fase di svolgimento che ad opera finita. Ogni pennellata corrisponde ad un determinato momento, ad un “hic et nunc”, un istante eterno, inafferrabile, in quanto un attimo prima è passato ed un attimo dopo non è ancora. Mentre la totalità delle pennellate va a formare quel gioco di luci e ombre che rendono l’effetto della tridimensionalità, che può essere percepito solo tramite lo spostamento, in quel momento, dello spettatore. Il colore in un’opera è fondamentale, in questo caso la scelta del nero è legata alle sue qualità fisiche. Il nero assorbe la luce, senza riflettere i raggi che la compongono, contiene tutti i colori, perciò non è visto come una negazione, ma come un’accettazione di essi, inoltre, in accordo con l’idea minimalista riguardante all’aspirazione verso il distacco emozionale, l’impersonalità e la freddezza, il quadro non deve suscitare emozioni nello spettatore, ma assorbirle. Rimangono, infine, solo quelle linee bianche, che formano la struttura del quadro, esse non sono aggiunte, sono un’assenza di quegli istanti registrati dalle pennellate, e sono considerate come punti di luce.
Vivendo in tre dimensioni, lo spazio-tempo, per noi è impossibile immaginarlo e rappresentarlo, ma nei lavori di Chebac Romeo, vengono concettualizzate queste teorie, creando, attraverso la geometria vedica, euclidea e i numeri trascendentali (pi-greco e costante pitagorica) uno spazio contrapposto in due sezioni: uno bidimensionale, costituito da altezza e lunghezza, dove sono contenuti i singoli istanti (definiti da ogni pennellata) che creano il tempo e una sezione tridimensionale, rappresentato dalla profondità. Queste due sezioni non possono essere viste separatamente, è un tutt’uno, insieme mettono in contrapposizione una concezione di spazio-tempo dove non si distingue tra pieno e vuoto, inizio e fine, temporale e a-temporale. Nelle sue rigorose geometrie delle strutture è sempre presente una componente pittorica, che non serve a illustrare, è una pura registrazione di un gesto-istante, in quanto un gesto scandisce un’istante e allo stesso tempo l’istante misura ogni gesto.
Olio
Legno
100x100 cm