De Nisco Cecilia
Uno sguardo sfocato, privo di direzione, accanto al quale passiamo senza accorgercene. Uno sguardo ravvicinato che ha la stessa presenza impalpabile e indeterminata di ciò che circonda l’esistere; troppo vicino per essere visto. Solo allontanandoci riconosciamo che siamo inevitabilmente presi nella sua orbita. Non ci guarda dritto negli occhi, ma avvertiamo che è a noi che rivolge la sua minaccia, la visione miopica, il taglio della rappresentazione ci privano degli strumenti per scioglierne l’enigma. Spettatori di uno scenario sfuggente, ci accontenteremmo di una spiegazione qualsiasi pur di ricondurre quest’espressione malevola e vaga alla meschinità quotidiana delle nostre più basse passioni, pur di renderla, anche inammissibilmente, familiare. Ma non concede appigli uno sguardo senza volto, e restiamo insaziati e insaziabili complici della sua estasi nera.
La creazione delle immagini procede per scarti e contraddizioni; più l’elemento lirico e autoreferenziale si purifica, più ne emerge il lato frivolo, estemporaneo. Il quadro si fa ambiguo portavoce di una zona al confine tra pittura e interiorità, evocabile soltanto nei suoi aspetti più riposti, spesso stravaganti. Conserva, però, una traccia del gioco impossibile tra dimensione individuale e pittorica, così che il processo non si risolve in una sintassi formalizzata, ma si presenta come uno zibaldone, dinamico ma non caotico, che tenta di interrogarsi sulle potenzialità della pittura e sui presupposti della sua fruizione. Per questo motivo, l’opera è spesso posta in relazione con lo spazio circostante che, coinvolgendo lo spettatore in un cortocircuito straniante, compromette la leggibilità dell’immagine mettendo in luce la natura dell’atto pittorico: essere un pretesto per la realizzazione di nuove possibilità di osservazione.
Olio
Tela
20 x 25 cm.